WALKING MEMORIES – primo episodio

«Ho camminato fuori dal corpo e nella montagna»
La montagna vivente, Nan Shepherd

«No,c’è più di un perfetto adattamento fisiologico nella smania di raggiungere la vetta di una montagna. E ciò che c’è di più sta nella montagna stessa. Qualcosa si muove tra me e lei. Luogo e mente possono compenetrarsi finché la natura di entrambi si modifica. Non posso spiegare che cos’è questo movimento se non raccontandolo.»
La montagna vivente, Nan Shepherd


di e con Elisa Pol
collaborazione artistica Raffaella Giordano

È il primo luglio 2018, un passo dopo l’altro salgo la pietraia che mi porta a quota 2.870 metri, i piedi mi spingono su, attraverso 1.170 metri di dislivello. Il mio corpo è in marcia mentre l’ambiente circostante e i cambiamenti di paesaggio iniziano a fondersi con il passato.Il tratto di montagna che mi circonda è reale tanto quanto la valigia posata sopra il letto (a cui torno), sono in ascensione lungo un canalone di roccia grigia e sono a casa, per me i due paesaggi si sovrappongono in transizione continua, in una negoziazione continua con il presente. Quando raggiungo il rifugio, che mi ospiterà per tre mesi, per la guida alpina che asciuga la sua attrezzatura al sole sono una giovane donna, bianca, vestita in malo modo , ma in quel momento io ho già dimenticato di essere una donna, a quel punto non me ne frega niente.

Walking Memories è una performance di danza e di parole sulla montagna e sul mondo dei ricordi e della dimenticanza. Racconta la mia esperienza in un rifugio alpino a 3.000 metri, con le sue sfide e le sue evocazioni. In questo lavoro, come nei miei precedenti, cerco sempre di partire dalla mia vita personale, prima di affrontare domande e riflessioni più universali.

La scrittura attinge da fonti filosofiche e letterarie. In questo specifico progetto ho trovato essenziale il romanzo The Wall di Marlene Haushofer, The livin Mountain dell’alpinista scozzese Nan Sheperd e le riflessioni filosofiche contemporanee sull’eco-ontologia e il post umano. Quasi tutte le opere di letteratura alpinistica o di letteratura di montagna sono state scritte da uomini e quasi tutti focalizzano la loro attenzione sulla conquista della vetta. Ma questo non è il solo modo di parlare di montagna. Quello che più mi ha colpito di queste due scrittrici, pure diversissime tra loro, è che il loro racconto sulla montagna, con i suoi elementi e paesaggi, diventa specchio di un’interiorità, e rivela un’intima corrispondenza/dipendenza tra mente e ambiente naturale. Un contatto che in quest’epoca sembriamo aver perso più che in ogni altro periodo storico. Sempre più, ci siamo scordati che la nostra individualità è forgiata dall’esperienza corporale di essere nel mondo – nei suoi spazi, nelle sue trame, nei suoi suoni, odori e abitudini.

Il testo sarà accompagnato da una coreografia continuativa e atletica. L’idea è di sviluppare due differenti livelli narrativi e performativi, in cui testo e movimento andranno ad intrecciarsi, sovvertirsi e completarsi reciprocamente. Svilupperò la coreografia con la collaborazione della danzatrice Raffaella Giordano, con cui ho studiato durante il biennio Scritture per la danza Contemporanea e che mi ha influenzata profondamente. L’intento di questo lavoro è di ibridare i linguaggi teatrali, coreografici, letterari e filosofici per creare una performance contemporanea che gioca con la forma e persegue una narrazione.
Elisa Pol