OLINDA

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Un’Olinda tutta nuova che nelle sue dimensioni ridotte conserva i tratti e il flusso di linfa della prima Olinda e di tutte le Olinde che sono spuntate una dall’altra, e dentro a questo cerchio più interno già spuntano – ma è difficile distinguerle – l’Olinda ventura e quelle che cresceranno in seguito.
Olinda da Le città invisibili di Italo Calvino

Ci piace l’idea che il confine tra realtà e finzione sia penetrabile, che le fantasie e i desideri possano diventare materiali, che le materie e le pratiche di lavoro diventino occasione per sognare, che una persona in difficoltà possa diventare protagonista della propria vita, quando supera i confini, cambia il quotidiano, naviga in acque non ancora esplorate, ricostruisce identità. Per questo c’è bisogno di un progetto collettivo un’impresa sociale.

Costruiamo opportunità per lavorare, abitare e stare con gli altri. Facciamo torte, salute, cultura, cocktail, errori, relazioni, feste, formazione, riunioni (tante), bilanci, calcio, contratti di lavoro a tempo indeterminato, laboratori di teatro, ristrutturazioni e non nascondiamo di avere paura che il cielo ci possa cadere sulla testa.

Pratichiamo il riuso di spazi abbandonati, combinando la loro dimensione fisica e la loro dimensione sociale a cui corrisponde un approccio fertile per l’interdisciplinarietà, per non dire l’indisciplina. Sappiamo che la geografia dei disagi si è molto estesa e atomizzata. Per questo siamo affascinati da un’idea ambiziosa: fondare una città là dove non c’è, trasformare il Paolo Pini in un luogo di cultura e di vita partecipata.

 

 

 

 


Storia

Olinda è un progetto collettivo nato nel 1996 con l’obiettivo di superare l’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano.Il punto di partenza è stato quello di ricostruire contemporaneamente biografia e identità delle persone e riconvertire gli spazi chiusi in luoghi aperti. C’erano molte persone e anche tanto spazio, ma sia le relazioni che lo spazio erano configurati in forma di distanza: reparti, corridoi, camerate, muri.


Abbiamo cominciato con delle cose semplici, cose di lusso della vita quotidiana: mangiare, bere, trattarsi bene, dormire in un letto matrimoniale. La camera ardente è diventata un bar, il convitto delle suore una foresteria. Stavamo scoprendo che gli spazi sono abitati da desideri. Organizzavamo delle feste, ma in fondo restavamo sempre tra di noi, gli addetti ai lavori. Le paure di attraversare il portone del manicomio erano distribuite in forma uguale tra chi stava fuori e  chi stava dentro. Bisognava proteggere i matti dal mondo cattivo o bisognava proteggere il mondo dai matti cattivi?

Rischiavamo di riprodurre il ghetto.
Per questo motivo, i cittadini di Milano dovevano entrare in manicomio. Volevamo dare appuntamento alla città, un motivo vero per venire a vedere il cambiamento.
Sogno di mezza estate, una festa cittadina, ecco il primo progetto pubblico. Ci abbiamo messo più di un anno a organizzarlo. Un’invasione pacifica di quasi 20.000 persone terminata con un Gran Ballo, dove le persone che ballavano consideravano finalmente quella festa la loro festa e il senso di appartenenza generato, ha regalato alla serata qualcosa di speciale: non eravamo più soli.
Da allora il nostro bar è diventato un bar della città.
Col passare degli anni sono nati molti nuovi progetti che compongono una sorta di sistema culturale locale per la cittadinanza sociale: un mix di impresa sociale, cultura e welfare locale con ristorante e catering, ostello e abitazioni, teatro ed eventi.Siamo convinti che prendersi cura delle persone significa anche prendersi cura degli spazi, dei nostri spazi. Spazio inteso come una configurazione ricca di risorse che permette di applicare le proprie capacità. Come se il progetto avesse la funzione di un cannocchiale attraverso il quale fosse possibile guardare al proprio futuro. Sappiamo che per molte “persone dell’era flessibile” la maggiore sofferenza sembra essere legata proprio alla difficoltà di dare forma a una narrazione orientata alla propria vita, di definire una storia, di riconoscere una “trama” nelle cose che fanno, come individuare un obiettivo riconoscibile da raggiungere.


Salute mentale

Le attività di Olinda hanno tra gli obiettivi principali quello di ricostruire accessi ai diritti di cittadinanza di persone con problemi di salute mentale.


Lavorare, abitare e socializzare sono gli assi di validazione principali. Per questo motivo si è creato un sistema delle opportunità nel quale le persone possono applicare le loro capacità, possono imparare, scegliere cosa fare da grandi, decidere, sbagliare, star male, ricominciare da capo, avere un mestiere, una casa e degli amici. Strumento principale è il progetto terapeutico personalizzato.

Le attività di Olinda hanno tra gli obiettivi principali quello di ricostruire accessi ai diritti di cittadinanza di persone con problemi di salute mentale. Lavorare, abitare e socializzare sono gli assi di validazione principali. Per questo motivo si è creato un sistema delle opportunità nel quale le persone possono applicare le loro capacità, possono imparare, scegliere cosa fare da grandi, decidere, sbagliare, star male, ricominciare da capo, avere un mestiere, una casa e degli amici. Strumento principale è il progetto terapeutico personalizzato.

Questo sistema delle opportunità ha una forte potenzialità trasformativa e si inserisce nel percorso di sviluppo locale del progetto complessivo.

Olinda avvia percorsi personalizzati all’inserimento lavorativo e sociale di persone con problemi di salute mentale nell’ambito degli esercizi pubblici, in particolare il Ristorante Jodok, il settore Catering e OstellOlinda, l’amministrazione e la cultura. Le mansioni ricoperte dalle persone in inserimento lavorativo sono nel settore ristorazione: barista, addetto sala ristorante, addetto catering, aiuto cuoco; nel settore Ostello: receptionist e addetto al servizio ai piani e nell’amministrazione, segretariato contabile.

Questo sistema delle opportunità per un percorso professionalizzante comprende strumenti che partono dal tirocinio osservativo, tirocinio formativo e lavorativo fino alla borsa lavoro e l’inserimento lavorativo in Cooperativa o in aziende esterne. La formazione lavorativa si svolge nell’ambito dei progetti di impresa sociale al Paolo Pini. I tirocinanti non solo partecipano al percorso formativo in senso stretto, ma sono coinvolti anche nella progettazione del piano di sviluppo degli esercizi pubblici in ambito cooperativistico.

Particolare attenzione viene data anche ai progetti prelavorativi, come “Le mani in pasta”.

Olinda collabora con i vari servizi dei Dipartimenti di Salute Mentale, Azienda Ospedaliera Niguarda Ca’ Granda, il Comune di Milano, l’ASL Milano e molte organizzazioni del terzo settore.

Progetto personalizzato

L’individualità della persona con problemi di salute mentale è posta al centro della attività di progettazione in modo tale da elaborare per ogni utente un programma di attività che espliciti obiettivi, contenuti, modalità e tempi di svolgimento con il massimo grado possibile di personalizzazione e duttilità del percorso.

Progetto integrato

La programmazione, il monitoraggio e la verifica congiunta del progetto individualizzato tra gli operatori dei Servizi di Salute Mentale, gli operatori della Cooperativa, familiari e altri interlocutori del territorio e l’uso diversificato delle risorse specifiche di ogni partner rendono il progetto particolarmente idoneo per affrontare dei percorsi di recovery anche con persone con gravi problemi di salute mentale.

In tutti i contesti nei quali si svolgono le attività riabilitative, si muovono anche persone che non appartengono al mondo della salute mentale. La loro presenza non strumentale dà alle attività un alto grado di integrazione.

Modularità

Il progetto individua un insieme di attività riabilitative ognuna delle quali è proposta con caratteristiche di elasticità quanto a intensità di frequenza e livello di impegno. Ogni attività può essere pensata come modulo di un programma individuale che può essere il risultato di una composizione personalizzata di più moduli. Le attività riabilitative dei progetti personalizzati si svolgono nell’ambito dell’impresa sociale operante al Paolo Pini (bar, ristorante, catering, accoglienza alberghiera, coltivazione in serra di piante, laboratorio erboristico, orto metropolitano, laboratorio di teatro, organizzazione di eventi culturali e socializzanti).

Le attività riabilitative nell’ambito dell’impresa sociale al Paolo Pini tendono a essere organizzate contemporaneamente su tre assi: formazione/lavoro, casa/habitat sociale e socialità/affettività.


Mission

Come fare inclusione sociale e salute mentale in periferia metropolitana? Come connettere luoghi dell’esclusione con luoghi della vita, come combinare luoghi e pratiche sanitarie e sociali con luoghi e pratiche culturali? Come raccogliere e reinterpretare in modo originale il patrimonio delle esperienze di deistituzionalizzazione in psichiatria?
Come evitare di riprodurre il ghetto?


Abbiamo cercato di affrontare questa domanda nel nostro percorso progettuale. Abbiamo iniziato nel 1994 con il compito di chiudere l’Ospedale Psichiatrico di Milano, ma traducendo questo compito in una doppia sfida: creare dei percorsi riabilitativi che portassero fuori dall’Ospedale Psichiatrico e creare i servizi per poter accogliere i cittadini in questo luogo di doppia esclusione (manicomio e periferia), creando così opportunità di inclusione sociale per persone con problemi di salute mentale. Chiudere l’Ospedale Psichiatrico per noi, non ha significato solo ricostruire biografie e contesti di vita (Lebenswelten) degli ospiti (così venivano chiamate le persone internate) al di fuori delle mura del ghetto, ma esplorare in che forma le persone con problemi di salute mentale potessero diventare protagonisti della riconversione, inventando spazi e attori nuovi nella dimensione fisica e sociale. Per questo c’era bisogno di un progetto collettivo – un’impresa sociale con la quale costruire un sistema di opportunità per lavorare, abitare e stare con gli altri.

Sono nati così bar, ristorante, catering e ostello: luoghi di servizio, luoghi di lavoro, luoghi di apprendimento – opportunità per applicare le proprie capacità, come insegna Amartya Sen. Fare abilitazione e ri-abilitazione di persone con problemi di salute mentale significa dar loro credito e investire nelle capacità: questa è stata la sfida di Olinda negli anni ’90 all’interno dell’Ospedale Psichiatrico Paolo Pini. Come se il progetto avesse la funzione di un cannocchiale attraverso il quale fosse possibile guardare al proprio futuro.

Contemporaneamente con le attività imprenditoriali sono nate a metà degli anni ’90 le attività culturali. All’inizio erano una sorta di appuntamenti festosi della città nell’ex manicomio. Oggi il Paolo Pini è diventato un punto di riferimento culturale per tutta l’area milanese con la tesi generativa che la cultura possa rappresentare un elemento d’attrazione, un motore di sviluppo per compensare alcuni limiti strutturali e progettuali (periferia, emarginazione, manicomio, psichiatria).

Ogni settore alimenta l’altro. Chi lavora al ristorante sa che contribuisce anche alla crescita degli altri settori e viceversa. Questa sinergia esprime una complessità elevata, ma anche una certa robustezza economica e sociale. Oggi parliamo di un sistema culturale locale per la cittadinanza sociale.

Come dare forma a una narrazione positiva orientata alla propria vita?

Come esplorare le capacità di generare aspirazioni? 

Richard Sennett sostiene che per molte persone nella “era flessibile” la maggiore sofferenza sembra essere legata proprio alla difficoltà di dare forma a una narrazione positiva orientata alla propria vita, di definire una storia, di riconoscere una “trama” nelle cose che fanno. Parliamo di una sofferenza perché quando non abbiamo obiettivi a lungo termine, quando non sappiamo cosa dovremmo e potremmo fare, diventiamo vulnerabili nei confronti dell’urgenza del momento e degli altri. Arjun Appadurai ci indica come si possono ricostruire obiettivi. Egli parla della capacità di generare aspirazioni (the capacity to aspire) come una delle funzioni principali delle nostre capacità soggettive. Questa capacità di generare aspirazioni ha bisogno di essere esplorata e applicata nella pratica, ripetutamente. Là dove le opportunità di applicare “the capacity to aspire” sono limitate – come non di rado avviene nell’ambito della salute mentale – anche le capacità stesse rimangono meno sviluppate. Con questo non si vuole dire che in ambiti di salute mentale non si possano trovare percorsi per coltivare le aspirazioni, al contrario, il fatto che questi percorsi non sono numerosi, rende i percorsi spesso più rigidi e meno confrontabili.

Potremmo allora sostenere la tesi che le condizioni di salute mentale migliorano, quando le opportunità di applicare “the capacity to aspire” aumentano e quando una persona è in grado di dare forma a una narrazione positiva rispetto alla propria vita.


Premi e riconoscimenti

2019: Premio Anima per la categoria Teatro alla Cooperativa Olinda – TeatroLaCucina: un riconoscimento all’alto valore sociale di un lavoro ventennale capace di coniugare arte e inclusione sociale, creatività e cittadinanza attiva, rigenerazione urbana e ricostruzione delle identità.

2018: Premio Hystrio-ANCT al festival Da vicino nessuno è normale con la seguente motivazione: per aver saputo coltivare un deserto culturale urbano, creando una rete virtuosa e non virtuale tra periferia e centro.

2015: Premio Ubu Speciale al festival Da nessuno vicino è normale con la seguente motivazione: per la creazione, nel bosco e nei padiglioni dell’ex manicomio Paolo Pini di Milano, di un vivo festival di teatro che confonde le distanze e indaga le differenze a partire dalla consapevolezza che “da vicino nessuno è normale”.

2010: Olinda invitata dalla Commissione Europea, Research Directorate General, ad intervenire come stakeholder of a success story in the opening session of the DG REGIO’s OPEN DAYS conference “Challenges to social cohesion, cities and social innovation responses” a Bruxelles.

2009: Premio Milano per il Teatro, Premio speciale della Giuria di Specialisti per il progetto Da vicino nessuno è normale e per l’apertura del TeatroLaCucina.

2009: il festival  viene accreditato presso la Regione Lombardia nell’ambito del riconoscimento dei soggetti che svolgono attività di spettacolo di rilevanza regionale – ex art. 8 c. 2 l.r. 30 luglio 2008, n.21.

2007: Olinda vince il Bando Città di città. Un progetto strategico per la regione urbana milanese.

2005: Premio Hystrio al festival Da vicino nessuno è normale.


Associazione Olinda 

è un’associazione iscritta al Registro Generale Regionale del Volontariato nella Sezione Culturale, nata nel gennaio 1996 all’ex O. P. Paolo Pini.

Promuove:

il festival Da vicino nessuno è normale
ospitalità e residenze teatrali al TeatroLaCucina


La Fabbrica di Olinda Società Cooperativa Sociale 


Letture di riferimento

Italo Calvino, Olinda da Le città invisibili, Capitolo VIII – Le città nascoste
Olinda non è certo la sola città a crescere in cerchi concentrici, come i tronchi degli alberi che ogni anno aumentano d’un giro.

 

 


Peter Bichsel, Jodok dice di salutarvi da Storie per bambini
Dello zio Jodok non so proprio niente, tranne che era lo zio del nonno.

 

 

 


Franco Basaglia, Conferenze brasiliane (2018)
Le conferenze che Franco Basaglia tenne in Brasile nel 1979 rappresentano un documento d’eccezione (…). Si tratta di una delle ultime occasioni di riflessione pubblica di Basaglia sul significato complessivo dell’impresa della sua vita, una sorta di testamento intellettuale e un bilancio critico sulla psichiatria all’indomani della “legge 180” (maggio 1978).

 


Antonio Slavich, All’ombra dei ciliegi giapponesi (2018)
È una sera di marzo del 1962 quando il giovane Slavich viene depositato da un taxi davanti al cancello dell’ospedale psichiatrico di Gorizia, ultimo avamposto italiano prima della cortina di ferro. Solo pochi mesi prima, nel novembre 1961, Franco Basaglia aveva vinto il concorso da direttore in quel luogo dimenticato e aveva chiamato il suo unico allievo a collaborare con lui per avere almeno un alleato in quell’ambiente ostile.

 


Marc Augé, Nonluoghi. Introduzione ad una antropologia della surmodernità (1993)
Il nonluogo è il contrario di una dimora, di una residenza, di un luogo nel senso comune del termine. E al suo anonimato, paradossalmente, si accede solo fornendo una prova della propria identità: passaporto, carta di credito.

 

 


Richard Sennett, Insieme. Rituali, piaceri, politiche della collaborazione (2011)
La collaborazione (…) è (…) un’abilità fondamentale per affrontare la più urgente delle sfide dell’oggi, ossia vivere con gente differente nel mondo globalizzato.

 

 


Arjun Appadurai, Le aspirazioni nutrono la democrazia (2010)
Appadurai racconta di come si uniscano e agiscano gli abitanti degli slums per cambiare le loro condizioni di vita, e di come in tal modo essi si riapproprino della capacità di aspirare. 

 

 

 


Arjun Appadurai, Il futuro come fatto culturale. Saggi sulla condizione globale (2014)
Il futuro come fatto culturale si inserisce in quel processo di ridefinizione delle categorie di lettura del mondo attuale con un’esplicita apertura al modo di far luce, nella prospettiva dell’antropologia, sulla dimensione dell’avvenire.

 

 


Byung-Chul Han, La società della trasparenza (2014)
In questo saggio, Byung-Chul Han interpreta la trasparenza come un falso ideale, come la più forte delle mitologie contemporanee, che struttura molte delle forme culturali più pervasive e insidiose del nostro tempo.

 

 


Byung-Chul Han, L’espulsione dell’Altro (2017)
In questo nuovo saggio, (…) Byung-Chul Han mostra la scomparsa della figura dell’Altro nel mondo dominato dalla comunicazione digitale e dai rapporti neoliberistici di produzione. (…) Solo l’incontro con l’Altro, destabilizzante e vivificante, può conferire a ciascuno la propria identità e generare reale esperienza.

 


bell hooks, Elogio del margine (2020)
Ventidue anni fa la prima comparsa in Italia di bell hooks, autrice di riferimento sul tema del razzismo subito dalle donne nere negli Usa. Oggi la sua riscoperta diventa quanto mai necessaria. Nei saggi di Elogio del margine, scopriamo i luoghi in cui si è svolta e si svolge la resistenza delle donne afroamericane, a partire dalla casa, scudo di protezione dalla violenza razzista.

 


Kae Tempest, Connessioni (2022)
Intimo, ottimista, scritto con penetrante chiarezza, Connessioni è una riflessione sulla connessione creativa e un grido di battaglia che rivela una verità universale e ancora nascosta.