UNU COMU A PIPPINU

gaspare-balsamodi Gaspare Balsamo

Unu comu a Peppinu 
è un turbinio di voci e suoni incasellati l’uno dopo altro senza trama e senza una storia consecutiva. Voci evocate e suoni fantastici volano, suonano e nuotano nelle reti infinite dello sguardo della mente. Ma questo sdoppiarsi in una moltitudine di personaggi non è semplicemente un vezzo da istrione-puparo. Infatti invece di parlare di personaggi bisognerebbe parlare di una proliferazione di identità, di una frammentazione dell’Io in tanti e virtuali infiniti-possibili.

Uno come a Peppino non è un biopic, non è una rappresentazione agiografica di Peppino Impastato, né tantomeno una storia-inchiesta sulla mafia in Sicilia. E’ invece un’indagine sul tema non semplice della Sicilianità, da non confondersi col Sicilianismo e neppure col più recente termine di Sicilitudine. Quella Sicilianità, che ha alla sua base ciò che la Sicilia è nella sua realtà oggettiva e plurale e non in ciò che viene rappresentato di essa. Quella Sicilia che ha a che fare con la sua cultura popolare d’appartenenza, quella dell’infanzia e dell’adolescenza, che ha una propria lingua e una propria cultura, quella Sicilia della cultura teatrale, poetica e letteraria, quella padrona della sua contestazione e della sua rivolta politica e culturale e che, nella molteplicità e nella diversità, nell’identità e nella soggettività, era presente nella cultura e nell’arte anche di Peppino Impastato.