SOGGETTO SENZA TITOLO
FRAY

ASSOCIAZIONE SOSTA PALMIZI
SOGGETTO SENZA TITOLO
interprete e coreografa Olimpia Fortuni
assistenza artistica Cinzia Sità
paesaggio sonoro Pieradolfo Ciulli e Danilo Valsecchi
disegno luci Andrea Rossi
produzione Associazione Sosta Palmizi
con il sostegno di Teatro la Cavallerizza di Torino
si ringrazia Michela Lucenti e Balletto Civile, Alessandra Bordino e Erica Archinucci

Soggetto Senza Titolo, è un quadro al muro che prende vita.
E’ un viaggio notturno.
Il blu che si scioglie nello spazio.
Abbandono e solitudine in città accecate.
Io sono più di una cosa e in continuo cambiamento.
Non afferro l’idea del tempo e solo così mi trovo.

Soggetto Senza Titolo è un percorso in cui, da una parte, si apre un campo per arricchire una ricerca individuale di movimento e di ricerca del sé, e dall’altra, è soprattutto un’immersione in un mondo intimo e solitario, con il fine di rivelare una sensazione, uno stato d’animo, un colore, il BLU, che in senso figurato, nell’idioma inglese, assume il significato di malinconia, dall’influenze del panorama di un underground metropolitano del vissuto personale dell’artista. L’immagine che ne viene fuori è quella di un omino stilizzato, quasi un fantoccio, informe, liquido, senza una specifica identità, caratterizzato dai colori del rosso e del blu, colori primari che inducono a pensare ad un’origine, o embrione di un’identità. Espongo la mia materia corporale ad una metamorfosi continua che si evolve e si trasforma. Non mi do una forma, né un nome, che possa limitarmi. Come una macchia d’inchiostro, che si espande senza un contenitore, provo a cercare una verità. Vado giù dove è più buio per toccare la mia pelle dal di dentro e lì trovare l’essenza, la radice del mio essere…vivente.


SEMENTERIE ARTISTICHE | FATTORIA VITTADINI
FRAY
di Olimpia Fortuni
interprete Pieradolfo Ciulli
musiche Luca Scapellato
costume e scenografia Olimpia Fortuni
realizzato con il sostegno di Sementerie Artistiche e Fattoria Vittadini

Tutto è nato per andare sempre più veloce, è il ritmo del caos.
Dal Big Bang ad oggi i pezzi del puzzle dell’esistenza diventano sempre più microscopici, come frattali, e noi oggi non siamo altro che una parte piccolissima del ripetersi di un disegno dell’esistenza di grandezze inimmaginabili.
Delicati e fragili quanto un bicchiere di cristallo che, prima o poi, cadrà e si romperà in mille pezzi, poiché è l’inevitabile direzione della vita che tende alla disgregazione e alla frammentazione.

Fray è una vivisezione cruda del corpo che vive e che corre, oggi, più che scorrere, consumandosi ed esaurendosi.
Un cimitero di ossa, fotografia del futuro, parte di quello che materialmente saremo, per ricordarci quanto non sia scontato essere qui, ora.
L’influenza dei nostri tempi trasforma la decomposizione in altro ordine e il caos non solo si espande verso il fuori ma dall’interno implode.
La pesca che compriamo al supermercato marcisce dentro, mentre fuori la pelle rimane accattivante e desiderosa di essere assaggiata. Noi, nel nostro degrado globale e individuale, seguiamo lo stesso processo fisicamente, spiritualmente, socialmente, culturalmente. Così non solo la vita, ma anche la morte è diventata ambigua e, se esteticamente possiamo godere di tutti i formulati di bellezza e onnipotenza, dentro non possiamo fermare il nostro eterno viaggio verso il caos.
La potenza e la bellezza della vita sfugge inconsapevole come la meraviglia di un corpo danzante nel suo viaggio dentro e fuori di sé.


Date:
venerdì
06
lug 2018
ore
21.45