PIÚ GIÚ

RICCIdisegno, voce Stefano Ricci
collaborazione al progetto Danio Manfredini
contrabbasso Giacomo Piermatti
live eletronics Vincenzo Core
regia proiezioni Cristiano Pinna

Non so nuotare ma mi piace tuffarmi. Perché c’è quel punto meraviglioso nel tuffo che somiglia al volo, si aprono gli occhi e ci si lascia cadere.
Disegnare, per me è come lasciarsi cadere, più giù, con la musica di Giacomo.
Disegno, suono e voce, sono gli strumenti antichi, segretamente uniti, che stiamo provando ad evocare insieme, per riuscire a raccontare una storia.
Questa storia si intitola Mia Madre si chiama Loredana.
Tre anni fa ho cominciato a disegnare e a cercare di raccontare mia madre, per il piacere e la necessitá di farlo, senza sapere che questi materiali sarebbero diventati un libro.
In questi tre anni ho potuto disegnare tanto dal vivo, con amici musicisti. È stato un processo lento, pieno di scoperte, e in un certo modo enigmatico. Mi é servito tempo per capire meglio come seguire il suono, per andare in sincrono, affidarmi alla musica e accettare l’invito ad andare dove non sono mai stato.
Una sera ho letto e registrato il testo del libro, Giacomo ha iniziato a suonare con questo racconto, ed é successo qualcosa, una specie di click, qualcosa ha cominciato a esistere e a muoversi, quasi senza intenzione.
Abbiamo fatto alcune residenze, giorni di prove e improvvisazioni, ricche di indicazioni e di cadute entusiasmanti.
A questo punto é venuto a trovarci Danio Manfredini, e non poteva andare meglio di cosí.
Il suo sguardo, la sua concentrazione, le sue domande, erano quello che stavamo aspettando, per cercare di dare forma a qualcosa, che inizia, e finisce così:
«L’ha disegnato mio zio Callisto nel 1944, durante un bombardamento, nel rifugio che il padrone di casa aveva fatto scavare nel cortile della casa dei miei genitori.
Mia madre aveva quindici anni, stava cucendo, aveva addosso due cappotti e una vestaglia pesante.
L’ho disegnato nella casa dei miei genitori, una domenica mattina del 1991. Mia madre aveva dietro le spalle il disegno di mio zio, si trovava nella stessa posizione e tirava la sfoglia. Aveva sessantadue anni.
Mia madre è venuta a trovarci. Ha dietro le spalle i due ritratti. Me li ha voluti regalare quando sono partito per la Germania.
Sono passati settant‘anni dal disegno che le ha fatto mio zio e adesso lei si trova nella stessa posizione. Comincio a disegnarla e a prendere nota delle cose che fa. Per non dimenticarmi.
Questa mattina ho tagliato la legna, mia madre l‘ha messa nella carriola e l‘abbiamo messa a seccare, facendone due muri, riusciamo anche a farli stare in piedi e ridendo ci facciamo i complimenti a vicenda. Voleva aiutarmi a farlo prima di partire e non c‘è stato modo di farle cambiare idea. Ha appena compiuto ottantasei anni. Domani il viaggio sarà lungo. È la seconda estate che viene a trovarci. Io parlo di tutte le cose che non abbiamo avuto tempo di fare, che potremo fare la prossima estate. Lei sorride e dice, vedremo. Io ti aspetto, comunque».


ricci_sitoStefano Ricci è nato nel 1966 a Bologna,vive ad Amburgo e Quilow. Disegnatore, dal 1986 collabora con la stampa periodica e l’editoria in Italia e all’estero.
Nel 1989 pubblica il suo primo libro illustrato, Dottori (Metrolibri), al quale sono seguiti Ostaggi nello spazio (Salani, 1994), Don Giovanni (Salani, 1995, selezionato alla BIB, Biennale dell’illustrazione di Bratislava), Il magnifico libro del Signor Tutto (E. Elle, 1995) e Lamioche (Edition Demoures, 1999). Per i fumetti, oltre ad alcune storie brevi, ha pubblicato Tufo, su sceneggiatura di Philippe de Pierpont (Granata Press,1994; “Strapazin”, n° 34, 1995; Amok, 1996), selezionato nel 1997 per il XXV Festival di Angoulême. Sempre con Ph. de Pierpont realizza nel 1995 Nina et Lili per il libro collettivo Avoir 20 ans en l’an 2000 (Ed. Autrement; “Mano”, n° 1, 1996). Per il mensile “Glamour”, su sceneggiatura di Gabriella Giandelli, nasce il progetto di Anita, poi raccolto in volume (Kappa ed. e Fréon éd., 1998; Ed. Sinsentido, 1999; avant-verlag, 2001). Per il libro collettivo Algérie, la douleur et le mal (Amok/BD BOUM, 1998) ha scritto e disegnato Safia Yacef. Su “Black” (n° 1, 2001) e “Bang!” (n.3,2003) è apparsa Identikit, su sceneggiatura di Valerio Evangelisti. Souviens-moi , è stato pubblicato in “L’Humanité” (n.18131, 2002).
Sempre partendo dal disegno lavora per il teatro: collaborando a Bologna con il Teatro Testoni, la Compagnia di Leo De Berardinis, il Teatro della Polvere, l’Emilia Romagna Teatro, il Teatro Storchi, il Teatro delle Passioni, il Teatré Musical Possible, il tetro Galleria Toledo, il Teatré Varia, la Compagnia Modica Manchisi, il Centro di Promozione Teatrale ‘La Soffitta’ (di cui ha reealizzato il marchio); per la danza: dal 1996 è l’autore di tutti i materiali di accompagnamento ai progetti di Raffaella Giordano e della Compagnia Abbondanza Bertoni, collabora con la coreografa Karine Ponties, Compagnia Dame de Pic; e il cinema: con Mario Martone e Giovanni Maderna. Dal 1994 firma progetti di immagine coordinata e di collane editoriali per le quali è stato selezionato sull’ADI, Design Index 2000, e per il premio Compasso d’Oro 2001. Dal 1995 cura la collana di Edizioni Grafiche di Squadro (Bologna) ; e nel 1996 , con Giovanna Anceschi, fonda la rivista “MANO fumetti scritti disegni”. Dal 2003 al 2009 è direttore artistico di “Bianco e nero” rivista del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. È docente del corso di disegno al D.A.M.S. Gorizia, Università degli Studi di Udine, insegna disegno all’Università delle Arti Applicate di Amburgo, e all’ École européenne supérieure de l’image, Angouleme. Dal 2008 dirige, con Anke Feuchtenberger, la casa editrice Mami Verlag.