MANUALE PER FONDARE UNA CITTA’

La città esiste tramite l’immaginario che da essa scaturisce e ad essa ritorna,
quell’immaginario che essa alimenta e di cui si nutre, che da lei è generato
e che le dà una nuova esistenza
”.
Marc Augé

Lo scopo di un laboratorio teatrale è di porre ogni soggetto nella condizione ideale perché possa comunicare con gli altri. Il teatro permette di entrare direttamente e in profondità all’essenza delle cose, permette di vivere e vedere cambiamenti, di mettere in gioco azioni e reazioni immediatamente reali.
Oltre al lavoro teatrale del laboratorio rivolto a un gruppo di giovani, il progetto Manuale per fondare una città prevede un’ampia parte di ricerca drammaturgica nel campo letterario, sociologico e artistico.

Nel corso degli anni Manuale per fondare una città ha assunto delle specifiche peculiarità che sono andate oltre quelle del laboratorio teatrale, assumendo le caratteristiche più ampie di un progetto culturale: è diventato un pensiero, un motto, un programma, una direzione, una mappa d’idee che man mano si chiariva e si approfondiva.
Diversamente da altri corsi e laboratori dove le persone vanno a imparare qualcosa, qui si chiede ai cittadini giovani, provvisti di energia, voglia di creare, o meglio, fondare, di portare il ‘bagaglio città’ e di guardare la città da un’altra prospettiva, perché dal Pini la città si vede da un binocolo o viceversa da una lente d’ingrandimento.

Primo Anno Lo spettacolo realizzato al termine del laboratorio era frutto di un percorso d’improvvisazioni e la storia, ispirata dal romanzo di Saramago Cecità, era di fatto inventata. L’intento era di comporre al ‘Paolo Pini’ un coro alla città partendo dalla condizione che si era registrata come comune sentire dei partecipanti e del loro essere cittadini: una sensazione di trasparenza, di esistere solo per la propria funzione, di non incidere nella forma e nella vita della città.

Secondo Anno Il laboratorio 2001 è stato fondato su un romanzo di Stanley Elkin intitolato Il condominio. L’attività è stata condotta secondo lo schema dell’anno precedente: gli stimoli dati dalle attrici e dal regista venivano rielaborati dai partecipanti in modo da fare emergere un materiale originale, nato dal vissuto autentico dei cittadini. Il romanzo di Elkin è diventato così un pretesto per rappresentare uno spaccato di città in cui il bene comune viene gestito come un interesse privato portando così tutti i personaggi a combattere fra di loro immersi in un male collettivo.

Terzo Anno Il testo di Peter Handke L’ora in cui non sapevamo niente l’uno dell’altro, messo in scena nel 2002, è stato una mappa utilissima per scandagliare territori cittadini inesplorati. La pièce di Handke è ambientata in un piazzale e narra di un’ora di una qualsiasi giornata in cui persone le più simili e le più disparate tra loro attraversano quella porzione di città. Dal testo è nato lo spettacolo Fuori Mappa, una riflessione su individualismo e smarrimento.

Quarto Anno In continuità con Fuori mappa, il progetto del 2003 partiva dalla riflessione su individualismo e smarrimento a quella sulla tendenza a compensarli con l’illusione rassicurante del controllo. Il testo scelto è stato La ricerca del leone, di Russel Hoban.

Il laboratorio è condotto da: Bruno Macaro, regista teatrale; Lucilla Giagnoni, attrice; Rosita Volani, drammaturgia e organizzazione. Dopo i sei mesi di laboratorio la conclusione consiste nella presentazione pubblica di ciò che il gruppo ha prodotto lungo il processo creativo, che avviene nelle edizione del festival Da vicino nessuno è normale.

Manuale per fondare una città è un laboratorio di teatro iniziato nel 2000 e finito nel 2003.