Studio su UNA SOLITUDINE TROPPO RUMOROSA

liberamente ispirato all’opera di Bohumil

di e con Anna Dego

…io sono solo soltanto per poter vivere in una solitudine popolata di pensieri, perché io sono un po’ uno spaccone dell’infinito e dell’eternità e l’infinito e l’eternità forse hanno un debole per le persone come me

Essere soli in scena ha per me qualcosa di sbilanciato,
di zoppo,
mi rimanda sempre ad un altro,
ad un altro che non c’è,
che non c’è più,
ad una mancanza.
Il lavoro nasce da questa mancanza.

Una donna, un tavolo, due sedie, un appendiabiti.
Sola, nel silenzio, ricorda la femme qui marche; difatti cammina questa donna, percorre traiettorie, cade, si rialza. Incalzata da interviste, spezzoni di film, incontri inaspettati, la sua solitudine si anima. L’inciampo, il baratro, il fallimento richiamano automaticamente il suo opposto, il sogno, la gloria, l‘issarsi su un trono improvvisato sopra il tavolo.
La donna esce allo scoperto, non le basta più un angolino e un pezzetto di specchio.
Oltre il perimetro rettangolare lo spazio si apre, si dilata; irrompono visioni, desideri e ombre che trascinano la donna, custode di frammenti di vita, in scene agite e danzate in bilico tra l’immaginario ed il reale.

Note
Il lavoro è ispirato ed attinge alle opere di Bohumil Hrabal.
Sono attratta da questo autore ceco per la capacità di trasformare la realtà in poesia. Mi appassiona la sua passione per la vita, la capacità di legare il comico e il tragico, l’alto e il basso, il popolare ed il colto.
La realtà di cui scrive, i suoi personaggi, travolgenti, malinconici e sensuali, sono ancora in grado di preservare un grano di follia, a dispetto delle regole conformiste.