IL SIGNOR DI POURCEAUGNAC

corsaraCOMPAGNIA PUNTA CORSARA

Farsa minore da Molière

con Christian Giroso, Tonino Stornaiuolo, Valeria Pollice, Emanuele Valenti, Giuseppina Cervizzi
Gianni Rodrigo Vastarella, Vincenzo Semolato, Mirko Calemme
traduzione e adattamento Antonio Calone, Emanuele Valenti
scenografie Francesco Avolio, Roberto Carro
costumi Daniela Salernitano
assistente ai costumi Francesca Traverso
musiche originali Marco di Palo
disegno luci Gianni Staropoli
fonico Marco Esposito
datore luci Giuseppe Di Lorenzo
macchinista Enrico Giordano
maschere Salvatore Oliva
foto Camilla Mastaglio, Marina Dammacco
aiuto regia Antonio Calone
regia Emanuele Valenti

Il signor di Pourceaugnac è un omaggio a Molière e alla tradizione comica napoletana. Una cruda farsa, in cui i passi aggraziati della comédie-ballet del 1669 prendono gli accenti del vibrafono e dell’organetto da commedia all’italiana, in una Napoli grottesca, irreale e livida come le parole di Molière. Il signor di Pourceaugnac è una comédie-ballet che si rifà in modo piuttosto fedele ai canovacci della commedia dell’arte. Molière si lasciò ispirare e influenzare dai comici italiani che recitavano a Parigi, in particolar modo dal grande Scaramouche, maschera del napoletano Tiberio Fiorilli. Sin dall’inizio, ci è sembrato che i personaggi potessero naturalmente ritrovarsi in una città come Napoli, a cui già Molière pensava ne Le furberie di Scapino. Da Molière a Napoli, dal furbo Sbrigani che è napoletano a Totò, e alla quotidianità poco eroica dei film della commedia all’italiana. Da qui siamo partiti, sulle tracce di quello sguardo comico che è nella nostra tradizione e che scegliamo per raccontare la realtà che conosciamo. Con Antonio Calone abbiamo riambientato il testo e tradotto i giochi di lingua, i dialetti e i diversi registri che sono nell’originale francese. Sono state aggiunte delle scene per rendere più coerente il percorso dei personaggi rispetto alla nostra interpretazione. Da provinciale di Limoges Pourceaugnac è diventato un improbabile principe slovacco; il giovane innamorato Eraste e la ruffiana Nerina si sono trasformati in motori dell’intrigo al pari di Sbrigani, qui illustre malfattore noto nei mercati della Duchesca e della Maddalena. Quasi a muovere tutto fosse una città, beffarda e inospitale, abitata da burattini che tirano i fili di una farsa grottesca, una città che aspetta, sorpassa, sguscia sotto i piedi, in cui l’asfalto mostra strani disegni, le finestre diventano occhi, le strade si fanno piccole e soffocanti, fino a farti trovare avvolto nella tua ombra. Con le scene di Roberto Carro e Francesco Avolio, e con le luci di Gianni Staropoli, abbiamo cercato di ricreare tutto questo. Una scena-luogo in cui i passi aggraziati della comédie-ballet prendono gli accenti dell’organetto e del vibrafono da commedia all’italiana delle musiche originali di Marco Di Palo. Anche i costumi di Daniela Salernitano sono dei tratti, intrecci di stili e biografie, diversi per ogni personaggio. Guido la compagnia corsara con la mia prima regia, perché mi sembra naturale e prezioso lavorare con le persone in cui ho visto nascere la passione per il teatro e che ho seguito sin dall’inizio del progetto, osservandone lo stupore e la determinazione nel provare a scommettere su se stessi. Dopo il Viviani di Arturo Cirillo, continuiamo con Molière a costruire il nostro percorso. Ringrazio profondamente tutti i corsari che con generosità si sono calati nel labirinto irreale e grottesco disegnato in questi mesi di prova, rendendolo vivo con la loro forza e la loro presenza.
Emanuele Valenti

Quel che nel testo di Molière ci ha ispirato è il suo sguardo sul personaggio del signor di Pourceaugnac. Direttamente da due canovacci di commedia dell’arte – Pulcinella pazzo per forza e Pulcinella Burlato – Pourceaugnac è un erede della maschera campana di cui assume tutta l’umanità, tutte le funzioni dissacratorie, comiche e poetiche. È ridicolo, goffo antipatico a volte, ma lo diventa anche a causa dello sguardo che gli altri portano su di lui, con la forza prevaricatrice degli interessi personali, dalla ciarlataneria dei medici che lo dichiarano pazzo ai poliziotti corrotti che lo arrestano. Un Pourceaugnac pazzo per forza che si trova incastrato in una farsa, a tratti una messa nera di cui è vittima sacrificale. Viene segnato, quasi fecondato, come ha notato Michelet, con l’arma di un clistere gigantesco che lo satura di tutte le brutture del mondo. Come spesso succede a Pulcinella a causa della sua inadeguatezza, Pourceaugnac diventa il capro espiatorio di una società vorace e falsa, una galleria di personaggi neri che Molière dipinge con ritmo, ironia e crudeltà. Più si mette alla gogna lui, meglio stiamo noi.
Antonio Calone