ANTIGONE

antigoneLa cosa giusta

da Sofocle – riscrittura di Deborah Gambetta
Uno spettacolo di Sandro Mabellini
ANTIGONE | Chiara Verzola
CREONTE | Stefano Baffetti
ISMENE | Cecilia Elda Campani
EMONE | Alberto Baraghini
CORO Mezzosoprano | Francesca Lisetto
Musiche originali e contrabbasso | Pietro Cavallucci
Supervisione ai costumi | Chiara Amaltea Ciarelli
Collaborazione alla produzione Olinda – Milano
Beat 72 – Roma
Espaceouvert – Bruxelles

“Chi non l’ha mai fatto vada a leggersi questa tragedia, una delle più grandi fra le tragedie greche, e chi l’ha fatto, magari al liceo, vada a rileggersela. Perché – a mio modestissimo parere – la tragedia greca ha detto tutto, ma proprio tutto, sull’animo umano nelle sue infinite declinazioni. Il resto è solo stanca ripetizione.”
Deborah Gambetta

L’Antigone di Sofocle è una delle tragedie più trattate e riscritte nel corso dei secoli, e questo primato lo deve all’universalità, nonché eternità, del conflitto che mette in scena: quello tra etica e politica, tra legge di natura e legge dello Stato. Possiamo declinare questo conflitto in mille sfumature, ma il cardine attorno cui gira ogni riscrittura è sempre la dialettica che si instaura tra l’individuo e la società, tra la coscienza del singolo e il corpus di norme che regolano la vita comune. Ogni volta che qualcuno subisce l’ingiustizia di una legge che reputa iniqua ci troviamo di fronte a una Antigone.

Nella nostra epoca, e soprattutto alle nostre latitudini, il conflitto tra Stato e coscienza del singolo assume caratteri più sfumati, forse più ambigui e sfuggenti rispetto a periodi storici più caratterizzati (dove per esempio la figura di Creonte poteva ben rappresentare i regimi totalitari), ma non per questo l’inconciliabilità tra legge di natura e legge dello Stato si fa meno incisiva. Riproporre oggi una versione dell’Antigone significa sondare questo territorio in cui il singolo da un lato beneficia delle norme che regolano il bene comune, dall’altro può accadergli di incappare in una stortura della legge che lo vede di colpo antagonista. Perché bene comune non significa automaticamente bene del singolo.